Come vengono composti i messaggi Facebook destinati alla pagina di Matteo Salvini? Quali pattern sono più ricorrenti? E soprattutto, quali sono gli elementi che li rendono così riconoscibili? A queste e tante altre domande cercheremo di rispondere qui con un’approfondita ricerca, osservazione e descrizione attraverso l’approccio dell’etnografia digitale – che avevamo già fatto anche per Alessandro Di Battista qui.
L’ispirazione nasce da due fonti: la prima è un articolo pubblicato su McSweeney’s, Trump’s Elements of Style di Kathryn e Ross Petras; la seconda è un’attenta analisi degli esperti del linguaggio Scott Milano e Tanji, dedicata all’uso di Twitter da parte di Trump e il suo staff. Il loro report si intitola The Best Words. A Guide to Effective Tweeting,The Trump Way, si può scaricare gratuitamente in PDF ed è un buon esempio di come sia possibile mappare un fenomeno senza dare giudizi politici. Qui, tra poco, accadrà lo stesso. Il modello sarà simile; vedremo prima le sei tattiche di comunicazione, per poi scendere giù in profondità nel linguaggio, analizzando il tono di voce, lo stile, le parole scelte.
Il periodo preso in esame è quello tra settembre e ottobre 2018; il terreno di ricerca è limitato, in questo caso, alla sola pagina pubblica su Facebook.
Le sei tattiche
Elogio della protezione. Delegittimazione dei nemici. Spostamento delle critiche dall’io al noi. Continuità inesorabile dell’azione politica. Normalità casalinga. Domande retoriche. O no?
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1. L’Elogio delle forze armate e dei corpi civili dello Stato
Innanzitutto, è interessante osservare come siano centrali i temi della sicurezza e della protezione nella comunicazione di Matteo Salvini, che adotta un pattern ricorrente: il ringraziamento a nome della collettività, la lode al lavoro svolto, il rimando a una quotidianità che permette al lettore di immedesimarsi, la dimostrazione di orgoglio individuale e infine, l’appoggio.
Qual è il sottotesto? Ci sono persone, angeli custodi, che vi proteggono; io riconosco il loro valore e li appoggio; dunque io rappresento colui che sorveglia chi vi protegge. Emerge qualcosa di vicino a una figura paterna. Da notare, nel caso riportato, l’uso del linguaggio biblico: per questo vi dico, è la stessa formula usata nel Vangelo dell’omonimo Matteo. Un aspetto, quello religioso, che tornerà a fare capolino quando parleremo di stile.
Necessità umana intercettata:
ricerca continua di sicurezza e di protezione da parte di terzi.
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2. La delegittimazione dei contestatori
Recita il detto: nel bene o nel male, purché se ne parli. Con Matteo Salvini, il male si trasforma in bene, e i suoi detrattori si trasformano in vento che alimenta la conversazione quotidiana con il pubblico. Ogni contestazione, piccola o grande che sia, diventa un pretesto per rispolverare un secondo detto tipico della retorica propagandistica: tanti nemici, tanto onore.
Da sottolineare che non traspare mai vittimismo, tantomeno c’è traccia di presa in giro o auto-ironia. Semplicemente, la tattica è quella di rendere non accettabile o giustificabile il modo con il quale lo si contesta; non il fatto stesso di contestarlo.
Inoltre, spesso sono proprio le pubblicazioni della pagina di Matteo Salvini a dare risalto a passaggi e movimenti contrari alla sua visione, che potrebbero passare in sordina.
Necessità umana intercettata:
sentirsi superiori a chi non la pensa allo stesso modo.
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3. Lo spostamento delle negatività dal singolo al gruppo
Le critiche mosse contro Salvini diventano critiche mosse contro chi lo segue, e questo viene ricordato costantemente. I nemici sono condivisi; le vittorie, invece, rimangono personali e riconducibili a un impegno individuale del politico, benché emotivamente legittimato e sostenuto dal pubblico.
Tipica la chiusura positiva, che si può tradurre in un dantesco: non ragioniam di lor, ma guarda e passa. Curioso come questo passo faccia parte del Canto III dell’Inferno, dove Virgilio descrive gli ignavi, cioè coloro che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo. È così che Matteo Salvini intende classificare i suoi nemici, rilegandoli tra i vili e salutandoli con leggerezza e colloquialità, senza darci troppo peso.
Necessità umana intercettata:
far parte di una comunità che sta lottando per un ideale.
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4. Il racconto dell’incessante e inesorabile movimento
Non mi fermeranno; non mi fermo e vado avanti; avanti senza paura; chi si ferma è perduto; io non retrocedo di un millimetro: sono solo alcune delle formule che descrivono la tattica volta a dimostrare un implacabile e un inflessibile moto teso al raggiungimento degli obiettivi politici. Ecco perché appare spesso anche la fomula dalle parole ai fatti, evidenziando una progressiva concretizzazione delle promesse.
Il conflitto, come in tutte le storie, è necessario per coinvolgere il lettore, a sua volta carburante necessario per saltare gli ostacoli.
Critichino quanto vogliono, io non mi fermo! Niente e nessuno può instillare il dubbio che qualcosa non va. Non c’è margine per una presa di coscienza e una messa in discussione. Chi lo appoggia non è di destra o leghista, è solo una persona di buonsenso.
Dice la Treccani, che si tratta della capacità naturale, istintiva, di giudicare rettamente, soprattutto in vista delle necessità pratiche. Insomma, chi non ha buonsenso, è dissennato. È chiaro come qui il discorso politico perda la sua forza, e di nuovo muti in qualcos’altro, azzerando il dibattito sui contenuti. Tutto viene ricondotto a persone con senso/senza senso, e dunque di conseguenza perbene/non perbene.
Necessità umana intercettata:
sentirsi riconosciuti dalla parte dei giusti.
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5. La parvenza di una dimensione casalinga
Un altro filone narrativo è dedicato alla normalità. Di tanto in tanto, appaiono aggiornamenti estemporanei, dove Matteo Salvini racconta in prima persona il suo dietro le quinte. Non si ferma mai, è vero, ma ci sono momenti dove rallenta. I temi collegati parlano di cultura culinaria italiana, della vita di una volta tra le mura domestiche, del piacere della condivisione tra commensali. Tra amici.
Si rinuncia alla mediazione, come scrive Alessandro Baricco a un certo punto nel suo ultimo saggio The Game. Questa mancanza di filtro non passa inosservata e viene riconosciuto dalle persone che lo supportano: Sei la semplicità in persona nei rapporti col tuo popolo! Siamo tutti con te!! oppure ancora Sei il nostro CAPITANO…un uomo pieno di valori -con un educazione di semplicità che ti fa diventare sempre più UNICO…….
Fanno parte di questa tattica anche tutti i riferimenti (più o meno espliciti) ai suoi figli, parte integrante del linguaggio pubblico di Matteo Salvini, anche negli interventi orali. Da papà, per i miei figli.
Necessità umana intercettata:
immedesimazione nel simile, distanza dal diverso.
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6. Il massiccio utilizzo di domande retoriche
Sbaglio? Faccio bene? La ricerca dell’interazione con i lettori muove i suoi passi soprattutto dall’interrogazione retorica, da definizione Wikipedia: “una figura retorica che consiste nel fare una domanda che non rappresenta una vera richiesta di informazione, ma implica invece una risposta predeterminata, e in particolare induce a eliminare tutte le affermazioni che contrasterebbero con l’affermazione implicita nella domanda stessa.”
Tali formule sono utilizzate infatti per mettere il lettore di fronte a un’evidenza rimarcata dalla domanda stessa.
Necessità umana intercettata:
rassicurazione.
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Gli elementi del linguaggio
Registro. Tono di voce. Scelta delle parole.
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1. Le tre principali personalità
a. Salvini sarcastico
Il sarcasmo, inteso come ironia amara e pungente, è la figura retorica proverbialmente nota come la più bassa forma di arguzia, frase a volte attribuita per errore a Oscar Wilde, e di cui non è nota la provenienza. Obiettivo: dimostrare superiorità.
b. Salvini punitore
Da angelo custode a angelo castigatore, il passo è breve. Quando assume questa personalità diventa un supereroe contro la criminalità, che assicura i cattivi alla giustizia e auspica pene esemplari per chi è senza senso / non perbene. Dalla galera a vita alla castrazione chimica, a seconda dei casi. Obiettivo: dimostrare un senso di giustizia.
c. Salvini famigliare
I lettori sono amici da tenere aggiornati e a cui mandare i saluti più affettuosi. Il dialogo, con questa personalità, diventa colloquiale e privo di formalità. Come un diario di viaggio intimo. Obiettivo: dimostrare vicinanza.
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2. Le relazioni con i lettori
Gli aggiornamenti sono scritti sempre in prima persona, e si rivolgono alla comunità, dando del voi. I lettori spesso si rivolgono a Salvini come al proprio Capitano; la relazione percepita (e cercata) dunque non è paritaria.
Chi segue Matteo Salvini lo motiva, ma rimane relegato a un ruolo secondario. Tiene compagnia. Lo aiuta.
Matteo Salvini è spesso affettuoso, e le dimostrazioni sono quasi sempre in chiusura di aggiornamento, con numerose ricorrenze di vi voglio bene.
Nei rari casi dove appare una prima persona plurale, non si percepisce una reale coesione. L’uso del noi assomiglia più a un plurale maiestatis,modo d’espressione formale soprattutto di sovrani e papi.
Infatti, non si lavora insieme, ma è un noi che lavora per il voi.
Lui fa cose, chi legge ne fa altre.
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3. I tratti caratteristici della scrittura
a. Uso smodato della punteggiatura
Soprattutto punti interrogativi (spesso tre) ed esclamativi.
b. Enfasi sulle parole chiave con il maiuscolo
Sono sia positive (GRAZIE, ITALIA, PRIMO), che negative (STRAPPO, SCHIFO, RUSPA).
c. Inserimento di emoji opposti al sottotesto
Soprattutto faccine sorridenti e che danno baci.
d. Estrapolazione dei commenti contrari
Infine, i quote virgolettati delle dichirazioni avversarie, spesso incipit degli aggiornamenti che si concludono poi con la già citata domanda retorica.
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4. La scelta esatta delle parole
Che cosa esprimono?
a. La fierezza
Viva! L’orgoglio, l’entusiasmo per aver fatto bene.
b. La fede
Gli ultimi saranno i primi. Solo in alcuni casi.
c. Il disgusto
Schifo, robe da matti, vergogna, questi sono da ricovero.
d. L’approvazione
Avete seguito su Canale 5? Sono stato abbastanza chiaro? Come sono andato? Ancora domande retoriche.
e. La gentilezza
Seguirlo e/o ascoltarlo è solo una proposta, non c’è mai imposizione.
f. La positività
Mai, mai un momento di sconforto.