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Sono diventanti parecchi i nuovi comportamenti che incidono sulla cittadinanza, e più in generale con il nostro rapporto con una società più ampia. Aiutati da una interessante lettura, oggi proviamo a capire in che modo le persone lavorano e partecipano insieme per affrontare le questioni nazionali e globali. Con la fiducia nei governi e nelle istituzioni in generale che cala ovunque, le persone stanno trovando modi alternativi di partecipare alla società in modo positivo e costruttivo. Il voto democratico è stato a lungo considerato il massimo della partecipazione civica, ma tale sfiducia nei confronti del sistema politico incide non poco.

Il libro che ha ispirato questo approfondimento si intitola La cittadinanza digitale. La crisi dell’idea occidentale di democrazia e la partecipazione nelle reti digitali (edito da Meltemi) e l’autore è Massimo Di Felice, docente di Teoria dell’opinione pubblica nei contesti digitali all’Università di San Paolo, in Brasile, dove ha fondato e dirige il centro di ricerca internazionale sulle reti digitali Atopos. Come cita la quarta di copertina:

L’idea occidentale di democrazia basata sull’opinione degli umani e sulla somma dei voti è divenuta obsoleta. Alla forma deliberativa esclusivamente umana viene a sostituirsi un nuovo tipo di contrattualità che, attraverso le architetture digitali, l’internet delle cose e i sensori, estende la partecipazione a tutte le diverse entità che compongono il nostro habitat.”

Alcune persone sono alla ricerca di empowerment attraverso piccoli atti di partecipazione che si sommano a cambiamenti significativi quando vengono accolti da grandi gruppi – come ad esempio misure proattive come la mobilitazione per protesta attraverso piattaforme social. Ma è sufficiente?

Non è la prima volta che qui su Be Unsocial parliamo di democrazia digitale; avevamo già toccato il tema qui aiutati da ADL Consulting, società di consulenza strategica, public affairs e comunicazione istituzionale, specializzata in attività di digital lobbying e advocacy.

Il libro di Di Felice ci indica come “l’idea occidentale di società, fondata sul contratto tra i cittadini e ristretta al convivio dei soli soggetti umani, così come quella di cittadinanza, basata solo sui diritti fondamentali delle persone, oggi, dinanzi alle sfide dei mutamenti climatici e alle ultime generazioni di reti intelligenti, risultano entrambe inadeguate.”

Forse c’è da chiedersi, a fronte di queste considerazioni, quale ruolo stanno avendo i personaggi pubblici. Con l’orientamento dicisamente più etico della Generazione Z integrato nella loro identità personale, i giovani non stanno solo assumendo il compito di quei governi che non sono all’altezza dei loro standard, ma sono anche alla ricerca di figure pubbliche e culturali che aderiscano a un forte codice morale. Le figure di Greta Thunberg e Alexandria Ocasio-Cortez, ad esempio, nascono proprio da questo contesto. Man mano che le persone chiedono di più ai politici, la buona etica non viene più percepita come un “extra” opzionale.

Come scrive l’autore: “La nostra epoca è caratterizzata da una importante trasformazione che indica il passaggio da forme soggettive e umanistiche di interazione e cittadinanza a forme digitali, algoritmiche e info-ecologiche di partecipazione e dell’abitare.”

Contestualmente, Di Felice propone un “Manifesto per la cittadinanza digitale“, del quale vi riproponiamo qui i primi cinque punti, invitandovi ad approfondirlo all’interno del testo.

  1. Il sociale non è più composto da soli umani. Algoritmi, database, intelligenze artificiali, le foreste, le emissioni di CO2, il clima – attraverso architetture di interazioni in rete – hanno preso la parola, partecipano ed influenzano il nostro agire.
  2. Reti di dati e architetture di connessioni (Internet of Things, Big data etc) hanno sviluppato forme di intelligenza distribuite che connettono entità diverse e mettono in rete ogni tipo di superficie.
  3. Connessi a reti e a database estendiamo la nostra pelle e le nostre menti all’intero pianeta divenendo cittadini di galassie di bit.
  4. Non abitiamo più soltanto paesi, città o nazioni ma, attraverso le diverse modalità di connessione, l’intera biosfera.
  5. Le forme digitali della cittadinanza potranno prescindere da quelle degli stati nazionali e proporre forme nuove di appartenenza, a-topiche e non più necessariamente legate ad un luogo fisico o a singole nazioni.

Buona lettura.

Massimo Di Felice
La cittadinanza digitale
La crisi dell’idea occidentale di democrazia e la partecipazione nelle reti digitali

Meltemi / 2019 / ISBN 9788855190282

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