La pandemia ha messo in lockdown anche la musica. Da settimane le piattaforme di streaming riempiono il vuoto lasciato dagli spettacoli in tutto il mondo, ma cosa resterà di questa esperienza? C’è qualche comportamento che sarà adottato a lungo termine rispetto al modo in cui le persone si relazioneranno con gli artisti? La musica, come sappiamo, ha sempre fatto luce su molti lati della società ed è andata spesso a pari passo con ciò che accadeva nell’attualità. La 1919 Influenza Blues fu popolare tra i cantanti blues per decenni dopo l’influenza spagnola, e ancora prima, durante il Rinascimento, i compositori scrissero “musica pestilenziale” che rifletteva sulle piaghe dell’epoca. Nel 2020, anche il Coronavirus ha suscitato una risposta simile da parte dell’industria musicale.
Come sappiamo, le misure di blocco che mantengono miliardi di persone a casa hanno fatto sì che il consumo dei media online sia aumentato come alternativa all’intrattenimento offline, e alcuni musicisti ne hanno approfittato per incrementare e consolidare il proprio pubblico digitale. In particolare, sono molti gli artisti che stanno tentando di diffondere un messaggio serio sulla crisi con il porprio lavoro. Miley Cyrus ha inondato Instagram Live con il suo talk show Bright Minded, attraverso il quale promuove positività e aiuto all’auto-isolamento con ospiti come Dua Lipa, Alicia Keys e lo psichiatra delle celebrità, il Dottor Amen. Guardando in casa nostra, invece, nel video qui sotto si sono uniti oltre 50 artisti italiani per la Croce Rossa Italiana.
Se da un lato dunque gli artisti stanno esplorando nuovi modi per raggiungere il pubblico ancora isolato, gli appassionati della musica sono alla ricerca di nuove strade per l’intrattenimento. TikTok è una di queste, con le sue sfide a suon di musica; ma c’è anche Twitch Sings, una sorta di karaoke che incoraggia l’interazione tra partecipanti e spettatori. Certo, non è la stessa cosa del partecipare a eventi sociali e culturali in presenza, ma ancora per un po’ dovremmo far tutti i conti con il senso di responsabilità pubblica. Tra l’altro, ci sono anche considerazioni economiche da fare: l’avvento dello streaming ha fatto precipitare le vendite della musica “fisica”, e dunque il circuito “del vivo” ha un peso importante per le entrate dell’industria.
Dall’altra parte, i brand stanno intervenendo per facilitare le connessioni tra gli artisti e il loro pubblico. Ad esempio, Twitch ha stretto una partnership con il sito indipendente di condivisione di musica SoundCloud, e oggi i creatori hanno la possibilità di trasmettere in streaming e, soprattutto, di monetizzare i loro contenuti in modo da compensare le entrate perse. Al contempo, la piattaforma indipendente Bandcamp, ha rinunciato per un giorno alla sua quota su tutte le vendite di musica, incoraggiando i clienti a supportare direttamente i loro artisti preferiti.
Anche quando si riaprirà la possibilità di eventi con un grande pubblico, è possibile che gli artisti possano continuare con lo streaming, poiché l’interattività intrinseca può aiutare a stringere legami più forti con il pubblico, il che può successivamente potrà portare a più vendite di biglietti e dischi. In fondo, lo streaming live offre un livello di coinvolgimento ben diverso rispetto a quello che abbiamo quando facciamo semplicemente clic su un video di YouTube. Le buone pratiche non mancano, da Dua Lipa che sta supportando il lancio del suo album Future Nostalgia con uno streaming su YouTube Live – a Charli XCX che si è esibita in un DJ set nella discoteca virtuale Club Quarantine di Zoom.
Siamo solo agli albori dello streaming live come strumento per la musica tradizionale, ma alcuni segnali hanno fatto intravedere il suo potenziale. Quando Fortnite ha ospitato un set di gioco di DJ Marshmello all’inizio del 2019, oltre 10,7 milioni di persone hanno guardato lo streaming di Twitch in tempo reale, rendendolo uno dei raduni musicali digitali più estremi di sempre. Il successivo caricamento ufficiale di YouTube ha attirato oltre 47 milioni di visualizzazioni. Numeri davvero impressionanti, ma non è il primo tentativo di mescolare tra loro musica e videogame come testimoniano gli anni 2000.
Più di 15 anni fa, infatti, si tenevano già concerti virtuali su Second Life, dove gli artisti costruivano il proprio mondo e si connettevano con i fan tramite un avatar. Nel 2007, la Royal Philharmonic di Liverpool ha speso la bellezza di 1.600 sterline su un’isola virtuale di Second Life piazzando una replica di una sala da concerto, dove poi l’orchestra ha suonato per un pubblico di 100 acquirenti di biglietti. Oppure pensiamo a Madonna, che ha coinvolto in un webcast di MSN nel 2000 nove milioni di fan (assurdo, pensando poi che all’epoca, la maggioranza si collegava con una linea lenta e costosa).
Con StreamElements che registra un aumento del 66% dello streaming live su YouTube, Twitch e Facebook in Italia tra l’inizio di febbraio e metà marzo, è chiaro che c’è una forte opportunità per i brand di intrattenimento dal vivo per raggiungere il pubblico attraverso i media digitali. Twitch, tra l’altro, è davvero in forte espansione e ha effettivamente assunto personale per concentrarsi solo sulla musica nell’ultimo anno. Altre aziende offrono poi modi alternativi per i brand musicali di entrare nello spazio digitale. MelodyVR, ad esempio, consente alle persone di accedere a spettacoli dal vivo andati sold out tramite dispositivi per la realtà virtuale.