Dopo due anni di pandemia, in Italia e nel resto del mondo sono arrivati i vaccini che, se da un lato erano attesi con impazienza, dall’altro non sono stati accettati del tutto. Da giugno 2021, Google Trends ha registrato la comparsa del termine “no vax” e ad ogni nuova dose o tipologia di vaccino, il termine subisce un’impennata.
Ma chi sono i no vax?
Cosa li ha spinti e li spinge oggi a non vaccinarsi?
Importante. Il termine no vax, all’interno di questo articolo, è usato genericamente per indicare le persone che si sono dimostrate contrarie fin da subito al vaccino per svariate ragioni qui non sotto giudizio oppure che, in seguito al primo ciclo vaccinale, hanno perso fiducia nelle istituzioni.
La nostra ricerca ha spaziato da Google Search alle piattaforme social più comunemente usate (Facebook, TikTok, Instagram, Twitter, Telegram, YouTube) e ha avuto come obiettivo quello di individuare come i no vax si esprimono in Rete. In media, gli utenti presi in considerazione hanno un’età tra i 20 e i 60 anni e i post o tweet condivisi contengono hashtag come #iononmivaccino, #dittaturasanitaria, #movimentonovax e #norimberga2.
Le persone osservate usano i social con scopi differenti. Se su Twitter i toni sono più caldi e vi è un interesse a raccogliere attorno al proprio account un pubblico uditore, su TikTok si presentano i dati con il green screen, ma poi si ironizza sulla questione attraverso il trend del momento. Se su Telegram il linguaggio è acceso e il paragone con situazioni politiche dittatoriali passate e presenti fa spesso capolino nelle chat di gruppo, su Facebook gli animi sono più calmi, ma si avverte un timore e una frustrazione generale.
La nostra è una netnografia parziale, che non può racchiudere tutte le tipologie di persone che hanno scelto di non vaccinarsi. Attraverso un’analisi dei commenti online, effettuata nelle prime settimane di gennaio 2022, siamo riusciti a tracciare quattro identità culturali di no vax presenti sulla Rete: il Divorziato, il Paladino, l’Angelo dell’Apocalisse e lo Studiato.
Vi lasciamo alla lettura.
Un lavoro di ricerca di Agnese Bortolin, Marianna Cenerelli, Mira di Chio,
Lorenzo Guaraldi, Sara Innocenti, Carolina Lemmi, Francesca Rossi,
Francescoulisse Salucci, Alessia Stocchi e Gloria Vellini
– studentesse e studenti del biennio 2021/2023
di Story Design della Scuola Holden.
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Le quattro identità culturali dei no vax
Il Divorziato
Ci credeva, ha fatto tutto quello che gli era stato chiesto, fino ad ora. Adesso il caos ha raggiunto un limite e lui non ci sta più.
Per mandare avanti un matrimonio ci vogliono due persone, il Divorziato lo sa e ci crede, ma i continui tradimenti da parte di Stato e sanità non fanno che logorare quel sacro legame. Le percentuali sull’efficacia dei vaccini cambiano in continuazione, così come l’efficacia del Green Pass e il numero di dosi da fare. L’emergenza non è finita, ma il piano attuato è folle.
Il Divorziato ha perso la fiducia in quel sistema che all’inizio supportava. Media inaffidabili e una comunicazione politica deleteria l’hanno portato a sentirsi come uno zimbello, pronto a seguire gli ordini di un capo dal volto coperto e sconsiderato, ordini che sembrano non avere più un senso, che si contraddicono gli uni con gli altri.
Dopo aver fatto il suo dovere e aver completato due dosi di vaccino, il Divorziato si rifiuta di continuare a farsi vaccinare in tutta questa confusione. Ha firmato le carte per il divorzio e non ha intenzione di tornare indietro.
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Il Paladino
Il Paladino è un guerriero. Si sente privato di un diritto, discriminato, e non ha intenzione di cedere al suo nemico.
“Opporrò resistenza perché il mio corpo non è dello Stato” così i paladini si ergono, forti, a difendere il proprio corpo da quell’arma nemica che è poi il vaccino.
L’attenzione del Paladino non è rivolta alla scienza, “non è nelle finalità di questo gruppo la condivisione di notizie e dati di valore scientifico riguardo il tema Covid” scrive Erminio, massimo esponente del gruppo IO RESISTO UMANO su Facebook. L’attenzione è rivolta all’eroismo, al combattimento. Sempre Erminio, pubblicando le riflessioni di un compagno (un po’ il Robin del nostro Batman), ci regala un messaggio chiaro, su sfondo nero, con tutte le lettere maiuscole: “NON CEDERE ADESSO”.
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L’Angelo dell’Apocalisse
Squillino le trombe: la fine del mondo è vicina. Era inevitabile: non può esistere un futuro per un mondo infetto da un siero sperimentale. Questo l’Angelo dell’Apocalisse lo sa bene: è sempre stato uno dei pochi veggenti capaci di leggere i sintomi di questa catastrofe annunciata da tempo. Profeta destinato a fallire, Cassandra del nuovo millennio, ci ha provato e ci prova ancora ad avvisarci invano: “toglietevi le mascherine dagli occhi, non solo dalla bocca” è il suo mantra (anche se il classico “aprite gli occhi” non passa mai di moda).
Se chiedeste all’Angelo dell’Apocalisse come si descriverebbe, la risposta non tarderebbe a arrivare: uniforme a righe bianconere e stella gialla appuntata sul petto, discriminato e schedato esattamente come un ebreo nella Seconda guerra mondiale. A questo giro però al posto del Nazismo c’è la dittatura sanitaria delle Big Pharma, che poi tanto diversa non è: la somiglianza? Ce l’abbiamo tutti sotto il naso, ma solo lui e pochi altri predestinati l’hanno colta. I codici identificativi si sono evoluti in pseudo-vaccini in grado di modificare il DNA, contenenti a volte grafene, altre feti abortiti e 5G. Le fonti? Attendibilissime, ma per ora preferiscono rimanere nell’anonimato, perché esporsi è rischioso: a estreme dittature, estremi rimedi.
Lui ce lo assicura sempre e non sarà mai una loro cavia, anche se gli costerà la perdita di ogni speranza di futuro: oppresso sì, ma servo no. Che siano tutti gli altri le pecorelle obbedienti di un governo incostituzionale.
Insomma, toglietegli la libertà e la parola, distruggete la società civile in cui ha sempre vissuto: l’Angelo dell’Apocalisse sopporterà tutto questo. Solo una cosa non tollererà e la invocherà fino all’ultima libertà che gli sarà negata: “i bambini non si toccano”. D’altronde ci dovrà pur essere qualcuno che ricostruirà il mondo dopo che verrà distrutto dalle Big Pharma, no?
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Lo Studiato
“Non condivido quello che dici, ma darei la mia vita affinché io possa convincerti che il vaccino è una questione politica ed è tutto una sperimentazione”.
Sarebbe all’incirca questa la citazione che troveremmo se cercassimo lo Studiato su www.aforisticamente.com. Che poi, lui è un tipo che di citazioni se ne intende: da Camus a Valery, dal premio Nobel Montagnier al professor Lamendola, sono molti i nomi autorevoli che pullulano nelle sue lunghe e articolate elucubrazioni.
L’autorità, specialmente quella scientifica, è tutto per lui, sia chiaro: dati ufficiali, numeri, tecnicismi tra i più raffinati non possono mai mancare nel suo repertorio. E non potrebbe essere altrimenti: lo Studiato è attivissimo in questo campo e si impegna ogni giorno a diffondere il verbo con la massima accuratezza.
Però c’è solo una piccola cosa da precisare: i suoi discorsi sembrano un universo parallelo che come unica regola ha mettere l’aggettivo “alternativo” su tutto, come medicina alternativa, fonti alternative, media alternativi, cure alternative e così via.
Ma questo non lo spaventa, anzi, lo rassicura: lo Studiato si sente finalmente parte di una piccolissima minoranza di iniziati al servizio della Verità che, proprio grazie alla scienza alternativa di cui sono fedeli servitori, hanno tutti gli strumenti per dimostrare in ogni modo che il vaccino è inutile e inefficace. Ma a volte è davvero difficile: c’è sempre un Bubu Burioni dietro l’angolo pronto a ficcare il naso e farli passare per gli untori della situazione.
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Una proposta di comunicazione
Abbiamo identificato alcune emozioni che accomunano i quattro profili, come confusione, sconforto, insicurezza, paura, ribellione, senso di appartenenza e ricerca identitaria. Le nostre proposte partono dal linguaggio usato per poi approfondire la comunicazione nel mondo offline (televisione, giornali e spazi fisici) e in quello online (social media, siti web, hashtag).
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Linguaggio
Una prima riflessione va a indagare il peso delle parole. Sostituire l’espressione “campagna vaccinale”, che ricorda l’ambito bellico e scontri tra fazioni opposte, con “vaccinazione” può rivelarsi un’ipotesi interessante. E ancora: si può trasformare “obbligo vaccinale” in “dovere vaccinale”. Questo perché la parola “obbligo” implica una verticalità, un’imposizione dall’alto, a differenza di “dovere” che, essendo associato al “diritto” in democrazia, ricorda un’orizzontalità, l’appartenenza ad una comunità.
“Obbligare” deriva dal latino obligare ( ob=verso + ligare=legare ), cioè legare la volontà degli individui, costringere. Invece, “dovere” arriva da debere (de=allontanamento in senso negativo + habere=possedere); dovere è il non possedere qualcosa e più in generale fare il necessario, quello che conviene. Non a caso, l’espressione “a dovere” significa fare le cose nel modo giusto.
Spesso la comunicazione governativa e mediatica ha rappresentato il vaccino come lo strumento capace di porre fine alla pandemia, “la luce in fondo al tunnel”. Quando però i contagi sono ricominciati ad aumentare (anche tra i vaccinati) ed è stata richiesta la terza dose, è cresciuta la sfiducia nei confronti del vaccino. Questo tipo di impostazione ha generato un senso di delusione perfino tra chi, fidandosi inizialmente della scienza, ha fatto le prime dosi sperando di diventare immune alla malattia. La strada più efficace e trasparente per un dialogo è condividere lo scopo preciso del vaccino, cioè ridurre la probabilità di trasmissione virale e di ospedalizzazione, che cala del 93% secondo l’ISS.
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Online
La politica ha influenzato la campagna vaccinale utilizzando anche il tema del vaccino come strumento per ottenere e mantenere consenso. Questo ha influito sulla scelta di vaccinarsi di chi, più di altri, è legato a ideologie, personaggi e gruppi. Infatti, ci sono leader che si sono schierati a favore, altri che si sono detti contrari, alcuni hanno perfino contribuito alla diffusione di fake news, come ha fatto Matteo Salvini al programma L’aria che tira affermando che “le varianti nascono come reazione ai vaccini”.
Soluzione? Allontanare la questione vaccinale dal dibattito politico e far circolare l’informazione scientifica in maniera più chiara, coerente e accessibile ai cittadini.
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Instagram, Facebook, YouTube
Che cosa si sarebbe potuto fare sui social media più generalisti fin da principio? Molto. Ad esempio, immaginare profili social ufficiali dedicati soltanto alla vaccinazione con una linea editoriale chiara e neutrale (es. sfondi dai colori neutri, immagini stilizzate, informazioni brevi e concise, linguaggio non bellico, etc).
Supportati da dati scientifici, i contenuti possono raccontare con testo, immagini, video e infografiche rischi e benefici del vaccino. Al tempo stesso, possono avere anche l’obiettivo di divulgare maggiori informazioni riguardo la storia dei vaccini mRNA, da molti considerati come “nuovi” e quindi “poco affidabili” o “approvati troppo velocemente”.
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Chat Bot
Confusione, insicurezze e paure possono essere raccolte (e accolte) in tempo reale anche da un chat bot da ospitare sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, dedicato a chiunque avesse dubbi o volesse districarsi tra le troppe informazioni (a volte anche contraddittorie)
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TikTok
Piuttosto che a un trio di virologi, per intercettare la fascia più giovane, decisamente meglio collaborazioni con tiktoker importanti (es. @khaby.lame, @letwins, @jessibrugali) a cui affidare la creazione di un trend, come un balletto o una canzone. Ricordando che TikTok è tutt’altro che un social media frivolo.
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Hashtag
E ancora, sulla scia delle tante foto già pubblicate spontaneamente dai cittadini che hanno scelto la vaccinazione, si può promuovere un # univoco (es. #vacciniamoci) così da amplificare un effetto catena virtuoso. Infatti, una comunicazione simile è più credibile perché meno gerarchica, in quanto le persone possono ascoltare anche il parere di chi hanno vicino e non solo degli esperti. Questo # farà parte del design della campagna vaccinale perché collocato in luoghi strategici.
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Offline
Per quanto riguarda la comunicazione offline, e in particolare quella dei media di massa come giornali e televisione, la polarizzazione tra cittadini e cittadine di serie A e di serie B a seconda della scelta presa è stata deleteria.
Infatti, la campagna vaccinale attuale ha avviato una gogna mediatica nei confronti dei no vax, a volte alimentata da alcune dichiarazioni di politici, e ha tracciato uno scenario romanzesco con un eroe e un antagonista.
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Televisioni e giornali
I mass media non dovrebbero limitarsi a utilizzare immagini violente di no vax in piazza o di pazienti in terapia intensiva; una narrazione monolitica – senza le dovute sfumature sulle identità culturali e le loro paure, e senza la rappresentazione reale e sfaccettata della minoranza – alimenta ancora di più il conflitto.
È possibile pensare a spot dedicati al pubblico televisivo, capaci di proporre immagini degli effetti positivi della vaccinazione, con lucidità e senza tono buonista o retorico: i posti letto delle terapie rimasti vuoti, gli ospedali da campo smantellati, i reparti che tornano alle normali funzioni, le persone che animano di nuovo le strade senza mascherine…
Non marginale anche un coinvolgimento di testimonial, personaggi che siamo soliti vedere su quello schermo, così da creare una coerenza con il media scelto (es. Paolo Bonolis, Alessandro Gassman, Mara Venier, Frank Matano, Amadeus, etc). Oltre a queste figure, entra in gioco anche l’appoggio di personaggi vicini a determinate comunità: se non è sufficiente credere al “sistema” per vaccinarsi, allora è più facile essere convinti da persone che appartengono alla propria nicchia di riferimento, come il medico di base di un certo quartiere. Pensiamo agli Stati Uniti, dove gli afroamericani hanno dimostrato maggiore esitazione sui vaccini per questioni storiche e socio-culturali: Ala Stanford, fondatrice del Black Doctors COVID Consortium, ha deciso di vaccinarsi davanti alle telecamere per dare un forte segnale alle cittadine e ai cittadini neri titubanti.
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Farmacia & Van
Un buon numero di no vax vedono le loro idee confermate non solo in dichiarazioni all’apparenza contraddittorie degli scienziati, ma anche nelle nuove forme che la vita quotidiana ha assunto post-pandemia, tra cui la vaccinazione di massa: lunghe ordinate file di persone in attesa di una dose di vaccino contro un virus sconosciuto, ciascuno con la propria mascherina e i documenti di identificazione davanti a strutture grigie e fatiscenti adibite solamente a quell’unica funzione.
Andare a vaccinarsi è un’esperienza e il suo design è fuori dal comune; ricorda fantasie distopiche orwelliane e scenari apocalittici. Come è possibile quindi rendere questa esperienza di massa straordinaria più a misura d’uomo ed inserirla nella sua quotidianità?
Alcune modalità da sperimentare o incentivare maggiormente:
- la vaccinazione in farmacia, somministrata dal farmacista di fiducia, in un ambiente conosciuto e familiare. Inoltre, in farmacia si svolgono altri esami di base e hanno luogo diverse interazioni personali, perciò la percezione dell’iniezione del vaccino può spostarsi da evento straordinario a dinamiche riconoscibili e collocabili all’interno dell’esperienza quotidiana. Ci ha visto lungo il governo del West Virginia, dove il vaccino è stato inizialmente distribuito alle farmacie di comunità indipendenti, anziché alle grandi catene come CVS, per sfruttare la forza delle relazioni personali.
- l’utilizzo di strutture mobili per la vaccinazione con lo scopo di raggiungere le persone sul luogo di lavoro, al parco, sulla spiaggia, vicino alle chiese o nei comuni più isolati. In questa maniera si mette in atto un processo di normalizzazione.
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“TORNIAMO A RESPIRARE”
Studi scientifici sostengono il legame tra la pandemia di Covid-19 e l’atteggiamento predatorio dell’Uomo verso l’ambiente. E se per ogni nuovo vaccinato si piantasse un albero?
Così, la vaccinazione si legherebbe anche al tema del climate change e dell’antropocene: vaccinarsi non diventa solo un passo per arginare la diffusione del Covid-19, ma è anche un passo verso un mondo più verde. Prendersi cura della salute è prendersi cura dell’ambiente e prendersi cura dell’ambiente è prendersi cura della salute.