Amante di piante, libri e storie, Silvia Pevato cerca le parole giuste per piacere e per lavoro. Dal primo gennaio di quest’anno è entrata nel trend globale dei dimissionari in cerca di una vita e di un lavoro più sostenibili, da ogni punto di vista. Docente alla Scuola Holden dal 2014 e in altri corsi di formazione, è stata Head of Digital dell’agenzia di comunicazione Mailander e oggi lavora come freelance all’ideazione e attuazione di progetti di comunicazione, nella redazione di strategie di comunicazione per aziende e associazioni, e come storyteller.
Andando indietro nel tempo, è stata redattrice per UTET, docente di lingua italiana all’estero, hostess, e si è diplomata alla Scuola Holden dopo la Laurea in Lettere all’Università di Torino. Ha vissuto ad Amsterdam e Glasgow, e soprattutto nei romanzi e nei racconti che ha letto. Prendendo spunto dalle parole di Chandra Livia Candiani, legge per abitare e scrive per traslocare. Nei vari viaggi, però, porta sempre con sé i suoi bimbi Camillo e Giuditta.
La potete seguire su Instagram e LinkedIn, su cui ha pubblicato una serie di video proprio dedicati al Web Summit 2022 di Lisbona. Ecco cosa ha raccontato a noi di BeUnsocial!
photos credit: Web Summit Flickr
Web Summit: per chi non c’è mai stato che cosa è?
Il Web Summit è uno dei maggiori eventi globali in ambito tech. Si tiene a Lisbona ogni anno nei primi giorni di novembre ed è principalmente una fiera di settore, con la presenza di tutte le maggiori aziende in ambito tech, a cui si aggiungono numerosi stage per conferenze, speech di speakers da tutto il mondo, workshop e pitching. Importantissimi anche gli spazi dedicati alle start up e la presenza di media internazionali. Il tutto per un pubblico di 70.000 appassionati, nerd, curiosi, investitori.
Cosa accade nelle arene di pitching? Qual è il fermento?
Nelle arene di pitching ci sono le start up e gli aspiranti startupper che in pochi minuti (da 3 a 5) presentano la loro idea a una platea di potenziali investitori. Quasi tutti preparano slide ricche di dati e hanno già iniziato il proprio business. Assistere ai pitching è molto emozionante, si percepisce il fermento, ma di arene ce ne sono veramente tantissime: non ho dati rispetto a cosa accade dopo la presentazione, ma immagino che in pochi ottengano ciò che cercano.
Tra i tanti, hai ascoltato anche Chris Anderson, curatore di TED Conferences. Qual è la lezione più grande?
Chris Anderson ha occupato il main stage con una presenza delicata e incisiva. Ho trovato di grande ispirazione la sua tranquillità nel parlare. In particolare ha raccontato 4 cambiamenti che lui si augura avvengano a breve nel mondo della comunicazione e del web. Quando si ragiona sul concetto di tempo bisogna passare da perpetual a pause, quando si parla di mindset bisogna passare dalla convition alla curiosity, quando si vuole fare innovazione sul medium bisogna investire non sui text ma sui talk (giustamente, visto che Anderson è il curatore di un format basato sui talk). E quando si insiste sulla visibilità è bene abbandonare i threats in favore dei treats.
Web Summit e Italia. Cosa portiamo a casa?
La presenza italiana è molto scarna. In una fiera fatta di stand meravigliosi, delle aziende ma anche di tutti i principali Paesi europei e non solo, l’Italia era presente con uno stand minimo di ITA (Italian Trade Agency), molto spesso vuoto. C’erano alcune startup interessanti, in particolare Hacking Talents, alcuni giornalisti (Repubblica, Sole 24 Ore, Rai) e numerosi visitatori. La percezione, però, è che in Italia si conosca ancora molto poco il WS e che le aziende e i territori italiani non investano abbastanza in questo settore.
Cosa ha portato giornalisti, stratupper e attendee a partecipare al WS 2022 da tutte le parti del mondo?
Le motivazioni cambiano molto dal tipo di partecipante. Gli startupper, ad esempio, sicuramente cercano investitori, clienti e magari anche semplicemente un lavoro in un’azienda più grande, dato che molti arrivano con l’obiettivo di vendere la propria struttura. Gran parte del pubblico è mosso da motivazioni legate all’ispirazione, alla formazione, all’approfondimento e al networking. I giornalisti sono attratti dai grandi nomi che passano soprattutto sul main stage: quest’anno, per dirne alcuni, c’erano Olena Zelenska, Noam Chomsky, Chris Anderson, Sohia Kianni.
Donne e mondo tech. Qual è lo stato dell’arte?
Ho partecipato insieme alla collega freelance Angela Aricò al Web Summit con il programma Women in Tech, che è stato immaginato dall’organizzazione proprio per spingere più donne a partecipare all’evento, tramite forti scontistiche e programmi di mentorship. In generale la sensazione è che ci fossero più donne rispetto al 2019 (quando sono andata la prima volta) e che soprattutto si volesse puntare molto sulle speaker donne. Le giornaliste erano moltissime e forti nell’identificare i temi caldi. In particolare Sophia Smith Galer, reporter di VICE e una delle prime tiktoker giornaliste.
Lo stato o la storia che più ti ha ispirata.
La storia di Olich Klymanska, HR della start up ucraina SendPulse, che offre alle aziende una piattaforma integrata di strumenti utili alla gestione di campagne di marketing. Olich era molto professionale, in cerca di clienti per la sua azienda e a fine Web Summit sarebbe tornata nel suo Paese, perché nonostante la guerra la vita va avanti, come ci ha raccontato lei in questo video.
Un trend che vedi all’orizzonte sul digitale.
Sì è parlato molto di trend, al Web Summit. NFT, criptovalute, green economy, sostenibilità. Tecnologia al servizio della pace e non della guerra (la presenza dell’Ucraina era impressionante).
In realtà ciò che mi ha colpito di più è stata la mancanza di interazione fisica, al di là dello scambio di parole. Nel 2019 gli stand puntavano tutto sul coinvolgimento dell’utente in esperienze fisiche con visori, simulatori, gamification. Il Covid probabilmente ha inciso molto, ma credo che il desiderio che avremo sempre di più nell’immediato futuro sia quello di parlare: il talk su cui si soffermava Anderson. Ritrovare l’essenza delle cose e il confronto senza troppi schermi a dividerci.